Nei musei Vaticani c’è una sezione dove tutti i visitatori sono costretti a passare: la sezione che io ho soprannominato “percorso Ikea”, perché, esattamente come nel notissimo negozio svedese, non c’è modo di saltarla. Trattasi delle cosiddette gallerie superiori, croce e delizia di noi guide, perché durante l’alta stagione possono essere iperaffollate senza possibilità di deviazioni. Ciononostante vi si possono incontrare opere interessanti; spesso per motivi di tempo e di spazio, non ci si può soffermare troppo, specialmente nella galleria dei Candelabri. Questa prima porzione delle gallerie superiori era una loggia, successivamente chiusa e trasformata in museo. Certo, nella seconda metà del settecento, quando il cambiamento avvenne non ci aspettava di certo di avere 30 mila visitatori al giorno! Per cui, i primi selezionatissimi visitatori avevano l’opportunità di aggirarsi indisturbati e di potersi fermare anche a sinistra (ora, per motivi di “viabilità” è vietato, soprattutto nei giorni più intensi). A proposito, nel caso vogliate sentirvi come connoisseurs del diciottesimo secolo, beh, questo è il momeno migliore per visitare i Musei!
Proprio per questa ragione voglio parlarvi di un’opera che si trova proprio qui, nell’ultima campata a sinistra: il guerriero Persiano (inizi II° secolo D.C.). Impossibile non notarla, perché così diversa dalle altre statue.
Si tratta di un muscolosissimo soldato persiano, in posa accovacciata, completamente nudo come si addice agli eroi, eccettuato il tipico berretto frigio (quello a forma di cappello dei Puffi, per intenderci), che si porta una mano alla testa per estrarre qualcosa. La posizione farebbe pensare al fatto che la statua fosse parte di un altorilievo. Ma allora che c’entra il mal di denti? Beh, tutto è nato da un mio cliente che, guardando di sfuggita la statua, aveva solo notato una specie di fazzoletto intorno al volto contrito di dolore, che sembrava terminare con un fiocco sulla testa!
In realtà i denti non c’entrano, come potrete facilmente immaginare. L’opera in questione sembra essere una copia romana da un originale bronzeo appartenente ad un cospicuo gruppo che si trovava sull’acropoli di Atene e a Pergamo, commissionato da Attalo II a ricordo delle vittorie dei Greci sui Persiani. Tutti voi immagino ricorderete la battaglia di Maratona, resa famosa dal giovane Fidippide che corse ininterrottamente da lì fino ad Atene per dare la notizia della vittoria, morendo per lo sforzo subito dopo (ecco da dove viene il nome della nota competizione podistica). Ebbene questa battaglia vide la vittoria degli ateniesi guidati dal valente stratega Milziade sull’esercito persiano. Sembrerebbe un’ottima occasione per i Greci di vantarsi rappresentando il nemico sconfitto come una nullità oppure come un essere ferino ed inferiore, come spesso faranno i romani nella rappresentazione dei barbari, giusto per sembrare ancora più fighi. Invece no, troppo facile vincere così. La verità è che i Persiani erano “tosti” e quest’opera lo mostra molto bene: nonostante il guerriero sia allo stremo delle forze (lo si evince dalla splendida espressione del viso) non esita a giocarsi il tutto per tutto, tentando di estrarre la spada per combattere fino all’ultimo. Altro che mal di denti! Questo sì che è valore!